C’è un dignitoso riserbo nei vecchi soldati che, negli anni ‘42-’43, hanno partecipato alla compagna di Russia.
Essi rispondono con evasiva reticenza alla richiesta di parlare degli episodi vissuti in quel periodo ed è con geloso ritegno che mostrano, se sollecitati,
le poche rare immagini fotografiche che comunque ognuno di loro custodisce, con la devozione riservata alle reliquie. Quando alcuni
anni fa, per conto del Comando della Brigata alpina “Tridentina”,ho iniziato a costituire un archivio di immagini fotografiche sulla campagna di Russia,
ho preso contatto diretto e personale con molti reduci mi sono reso conto che gli anziani combattenti non parlano volentieri di quelle vicende,
accennano con pudore e umiltà alla più mortificanti e dolorose situazioni di cui sono stati partecipi, se ne rammaricano, quasi che l’esito sfortunato
della campagna di Russia fosse dipeso più dai limiti delle proprie capacità combattive che non dal precipitare ineluttabile della situazione operativa.
In effetti, per una grossolana e perversa logica applicata da alcuni nel valutare i rapporti tra causa ed effetti, chi si è trovato a
sopportare il maggior peso, in termini di impopolarità, sono stati proprio i combattenti, reduci dalla Campagna di Russia. Oggi
il rifiuto dell’idea della guerra è un sentimento comune al nostro popolo: da semplice, dichiarato impegno costituzionale è, ormai,
divenuto patrimonio indiscusso e radicato nella coscienza individuale e nella nostra cultura di pace. Ma non per questo si può cancellare,
assieme all’idea della guerra, tutto ciò che la può ricordare: né la storia, né, tanto meno, gli uomini che tale storia
hanno vissuto e che per primi, con le loro virtù e i loro sacrifici, hanno indicato la via di un nuovo ordinamento politico-sociale, di nuovi
valori civili e di una nuova cultura: la nostra attuale. . Da una sorta di nascosto e taciuto debito che le generazioni successive
hanno avuto nei confronti di quegli uomini, e dal desiderio di renderlo evidente, è nata la ricerca "a rebours" di queste immagini fotografiche:
un lavoro che si è rivelato subito cammino di riscoperta di valori umani ancora vivi ed attuali, per concretizzarsi nella realizzazione di
una mostra fotografica itinerante e di questo volume... L’intento è quello di raccogliere non le immagini più belle,
ma le più significative, nel senso pregnante del termine: immagini, cioè, che siano segno e svelino una realtà umana, individuale e
collettiva, che si cela dietro i nudi dati storici. È lo stesso sguardo dei combattenti che ha impressionato questi fotogrammi,
e si è cercato di mantenerne la purezza conservando le didascalie originali delle diverse fotografie, anche nei casi in cui esse appaiono
frutto di una personale interpretazione, talvolta deformata dall’esaltazione del momento. L’opera si pone come scopo,
non la ricostruzione storica o la documentazione giornalistica di eventi lontani, ma di far rivivere, le emozioni ed i pensieri di chi ne fu attore,
nella speranza di contribuire ad una serena riflessione su questo episodio della nostra storia.
Giorgio Rigon
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